Scioglimento dei dazi – L’Accordo di partnership economica (EPA) tra Ue e Giappone prevede l’eliminazione dei dazi giapponesi per il 94% dei prodotti agricoli e industriali provenienti dall’Unione europea e il 99 % dei dazi europei sui prodotti nipponici.
Il Giappone è la terza economia più grande al mondo e la seconda destinazione delle esportazioni italiane in Asia. Dopo cinque anni almeno di difficili trattative tra le parti, lo scorso 1° febbraio 2019 è entrato in vigore il patto di libero scambio tra Unione europea e Giappone che potrebbe migliorare il corso dei rapporti tra queste due potenze.
Il JEFTA (Japan EU Free Trade Agreement) faciliterà gli scambi commerciali, con effetti positivi per l’export Made in Italy in diversi settori tra cui automotive e agroalimentare, semplificando l’accesso dei prodotti europei in un mercato che è sempre stato regolamentato da una severa burocrazia.
Principali effetti del Jefta per il Made in Italy.
Il settore che beneficerà maggiormente dell’abbattimento dei dazi sarà il Food & Beverage.
Il Giappone – secondo i dati dell’Ufficio Studi di Cia – rappresenta il sesto partner commerciale per l’Italia fuori dai confini Ue. Già dal 2017 le esportazioni agroalimentari italiane verso il paese del Sol Levante hanno raggiunto un valore di 1,4 miliardi di euro, con una crescita del 42% in un anno.
Subito dopo il tabacco, che per via di importanti accordi di manifattura è la prima voce del nostro export di settore in Giappone (546 milioni), gli altri prodotti più apprezzati sono proprio i cibi e le bevande simbolo del made in Italy. Al secondo posto, infatti, figura il vino (con 163 milioni di euro di valore), poi l’ortofrutta trasformata (circa 120 milioni), i prodotti a base di carne (quasi 109 milioni), l’olio d’oliva (oltre 106 milioni), i prodotti da forno (87 milioni), il comparto lattiero-caseario (circa 70 milioni).
Francia, Italia e Spagna, i principali esportatori di vino in Giappone, potranno tornare a essere concorrenziali con paesi come il Cile, che finora ha usufruito di agevolazioni tariffarie per gli scambi col paese del Sol levante. L’Italia, che già si distingue nel mondo per la sua eccellente produzione di formaggi, potrà beneficiare di ulteriori primati in questo settore soprattutto per quanto riguarda i formaggi a pasta molle, a partire dalla mozzarella.
Dal punto di vista giapponese invece, nonostante l’Ue apra le porte a un’ampia gamma di prodotti “jap”, i fari sono puntati sul mercato delle auto. L’abbattimento dei dazi in ingresso del 10%, sebbene graduale e spalmato su un arco di 8 anni, sbilancerà le vendite dalla parte dei Gruppi Toyota, Nissan e Honda, colossi che detengono da decenni un market share importante anche nel Vecchio Continente. Anche se, è opportuno ricordarlo, sia Toyota, sia Nissan, sia anche Honda, producono in Europa buona parte della gamma destinata ai consumatori dell’Unione.
L’accordo sembra andare quindi in direzione contraria rispetto alle spinte protezionistiche e all’ostilità commerciale che caratterizza il rapporto tra gli altri due più grandi attori dell’economia globale, Stati uniti e Cina.
Arriva dal premier Shinzo Abe la volontà di creare un’alternativa alla chiusura americana rispetto all’altro grande accordo di libero scambio su cui Tokyo puntava: il TPP (Trans Pacific Partnership) o Partenariato trans-Pacifico, che è entrato in vigore a dicembre tra 11 paesi, ma senza il partner più importante, cioè gli Usa.
Chi si oppone agli accordi di libero scambio lo fa in genere perché teme che possano danneggiare alcune industrie tradizionali del proprio paese e rendere meno protetti i lavoratori, esponendoli alla concorrenza.
Fondamentale per l’economia di paesi come l’Italia, che punta molto sulla protezione delle indicazioni geografiche sui prodotti agroalimentari e di nicchia. Anche il Giappone ha un particolare interesse su questo tema. L’accordo prevede infatti una reciproca protezione dell’indicazione geografica.
Anche se le resistenze non mancano, insieme al timore che i rispettivi mercati possano essere invasi da merci dell’altra parte, il trattato Ue-Giappone ha contribuito a metter d’accordo agricoltori e industria alimentare. Grazie all’eliminazione concordata dei dazi, le opportunità di esportazione s’impenneranno per una vasta gamma di produzioni.
Resta comunque da chiarire la questione sulla tutela delle denominazioni (specialmente quelle italiane sono 46, tra prodotti alimentari e vino) che ancora non mette al riparo i prodotti made in Italy dal grave problema dell’italian sounding, fenomeno che si riferisce all’imitazione di un prodotto/denominazione/marchio attraverso un richiamo alla presunta italianità che, in realtà, non trova fondamento nel prodotto stesso.
OK beneficiare dell’accordo, ma servono maggiori garanzie dell’effettiva provenienza dal paese in modo da preservare il vantaggio competitivo dei nostri prodotti nel mercato nipponico.
Solo il futuro delineerà i veri vincitori post-accordo, ma gli effetti sull’economia italiana sono già concreti. Che sia l’inizio di un nuovo amore col Giappone? Rose o fiori di loto, fioriranno…?!
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